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Estratto da  NUOVA RIVISTA STORICA
Anno LXXXV - Fascicolo I  2001

 

RECENSIONI 

di Riccardo De Rosa

 P. Portone, L'ultimo sigillo. l'Apocalisse nel XXI secolo, pres. di Giorgio Galli, Milano, Asefi, collana Il Periplo diretta da A. Agnoletto, L. 37.000.

"L'ultimo sigillo" di Paolo Portone presenta una struttura compositiva complessa ed articolata, ripercorrendo la storia del "Libro della Rivelazione", più noto come "Apocalisse" di S. Giovanni, dagli inizi del Cristianesimo alla vigilia del terzo millennio.
L'Apocalisse ebbe una storia lunga e travagliata: da libro altamente valorizzato nel periodo delle persecuzioni, quando "incoraggiava la resistenza delle comunità cristiane, annunciando l'imminente (il 'fra breve' sottolineato da Portone) sconfitta dei persecutori, dell'impero romano, la 'Babilonia', la 'grande meretrice' il cui effimero trionfo sarebbe stato seguito dalla definitiva disfatta", passa ad una dimensione totalmente diversa quando, dopo l'Editto di Teodosio, il cristianesimo diventa "religione di stato. I perseguitati erano ora i pagani" (pag.XII, introd.).
A partire da quest'epoca l'Apocalisse diviene un'opera scomoda, da confinare nel limbo dei testi della prima fase eroica del cristianesimo, degni di rispetto e venerazione, accolti tra le scritture divinamente ispirate, ma destinati col tempo (grazie soprattutto al lavoro di approfondimento esegetico che generazioni di studiosi delle scritture avrebbero compiuto) a perdere quella carica profetica, antisecolare e quasi rivoluzionaria che ormai era di fatto incompatibile con la posizione che il cristianesimo, e con esso la Chiesa, avevano assunto nel contesto della civiltà romana ed europea.
Comunque il libro giovanneo rimase oggetto di lunghe ed appassionate controversie, non solo, e non tanto, in merito alla sua autenticità, quanto piuttosto per l'utilizzo che ne fu fatto in varie epoche storiche, come lo stesso autore evidenzia. Esso infatti, come sottolinea, Giorgio Galli, "fu alla radice dei ricorrenti movimenti millenaristici che la Chiesa dovette fronteggiare come <eretici> nella lunga serie dei secoli successivi"(pag.XIII, introd.), ma che contribuirono, pur nella loro settarietà, a mantenere all'interno del pensiero occidentale quelle aspirazioni escatologiche che erano così profondamente radicate nel testo apocalittico.
Giorgio Galli, nella sua introduzione, pone inoltre l'accento su una componente molto innovativa del testo, costituita dall'influsso esercitato dalla presenza femminile nel sacro, elemento tipico del cristianesimo di matrice medio-orientale che verrà poi gradualmente compresso "sia pure con la parziale compensazione del ruolo salvifico della vergine Maria e con i conventi delle donne - suore" (pag.XIV, introd.).
Nei primi secoli del cristianesimo, infatti, le donne all'interno delle comunità cristiane ebbero un ruolo di grande spessore, portato sino al martirio per rafforzare la resistenza del gruppo di fronte alle persecuzioni romane. Elemento culturale che tuttavia rimane implicito, quasi sotteso a tutta la storia del cristianesimo, pervenendo al mondo contemporaneo come uno spunto di riflessione e di spinta al cambiamento.
Questo è un elemento fortemente caratterizzante l'analisi di Portone che ancora una volta riunisce con efficacia l'antico al moderno: le sempre più forti istanze che, proprio dall'interno del mondo cattolico, spingono in direzione di una partecipazione femminile al sacro ed al sacerdozio forse potrebbero trovare un loro fondamento proprio in questo tipo di tradizione.
La poliedricità espressiva ed ermeneutica del testo apocalittico, era tale da assumere anche una valenza eversiva e destabilizzante che la Chiesa non poteva non censurare, tanto che Portone evidenzia come, dopo i lunghi dibattiti dei primi secoli del cristianesimo, il testo fosse stato accettato seppur a fatica e con molte resistenze dalla pars maior del pensiero patristico, "a condizione di una sua profonda storicizzazione simbolica [ ... ] il testo fu depurato della sua carica antisecolare, annullando la tensione escatologica delle profezie ridotte a vaticini ex evento" (pag.5, testo).
Questa fu la lettura del testo giovanneo che la Chiesa impose alla massa dei credenti, anche se del messaggio originario rimase intatto e non si poté del tutto svellere, nonostante i rimaneggiamenti cui fu sottoposto quel "portentoso affresco profetico che [ ... ] confermava ai fedeli il favore divino, rincuorandoli con una promessa escatologica che spostava ulteriormente in avanti il baricentro del messaggio cristiano, verso un futuro di rinnovamento radicale del cosmo e della storia" (pag.42, testo).
Sulla base di questa tensione verso un futuro di rinnovamento, seppur posto in un'epoca indeterminata della storia, l'autore poggia il nucleo fondamentale della sua analisi: quanto dell'originario messaggio apocalittico, seppur calato nel contesto di una società profondamente secolarizzata e scristianizzata, ancora sopravviva lo si può agevolmente reperire nelle pieghe della società contemporanea, cioè in quella massa di emarginati, sottoccupati e disillusi, prodotto di quel modello rampante di new economy che il sistema capitalistico sta progressivamente imponendo a tutti noi, senza preoccuparsi delle gravi ricadute che in un prossimo futuro vi potrebbero essere.

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