Paolo Portone

 L'ULTIMO SIGILLO

 L'Apocalisse nel XXI Secolo

 

Cristo Giudice (Ap. 1.13-16) Particolare dell'affresco della cripta della cattedrale di Anagni (XXII secolo).

 Franco P. Caputo 
"Il libro di Paolo Portone ha due grandi meriti: uno sotto il profilo storico, l'altro sotto quello dell'attualità. Il primo consiste in un'accurata ricostruzione di come il "Libro della Rivelazione", più noto come "Apocalisse", sia entrato tra i testi canonici (cioè ufficialmente ritenuti autentici) dalla chiesa. Il secondo consiste in un'analisi di come le prospettive millenaristiche possano influenzare il presente". L'ultimo sigillo, l'Apocalisse nel XXI Secolo", edito dalla ASEFI nella collana "Terziaria/Il Periplo" diretta da Attilio Agnoletto, ordinario di Storia del Cristianesimo all'Università statale di Milano.
Galli ha sintetizzato in poche righe il saggio di Paolo Portone, il quale, in trecento pagine, suddivise in dieci capitoli, e sulla base di un'ampia documentazione, analizza i movimenti fondamentalisti religiosi che, dopo la scomparsa dell'URSS e la conseguente fine del peso politico dei non allineati, stanno sostituendosi di fatto alla politica, ponendosi come punta di diamante della radicalizzazione dei rapporti tra "occidente cristiano" e "oriente islamico".

In una realtà tellurica di profondi mutamenti epocali, caratterizzata dal crollo delle certezze razionali (la fine delle ideologie), riemergono i processi irrazionali che portano a rinnovato vigore il catastrofismo che permea l'Apocalisse di Giovanni, col finale giudizio divino dopo che Satana, liberato dalle catene, avrà sedotto le genti di Gog e Magog per condurle all'assalto dell'accampamento dei santi e della diletta città di Gerusalemme e che si concluderà con la sua definitiva sconfitta ad Armaghedon.

In questa direzione si muovono i fautori delle "identità" e del "patriottismo cristiano" che di fronte all'assalto immigratorio mussulmano in occidente vedono realizzarsi le trame di satana per la conquista della città santa di Gerusalemme. A Portone abbiamo posto su questi temi alcune domande. Queste le risposte.

D - Perché questo rinnovato interesse per l'Apocalisse?

R - L'interesse per il "Libro della Rivelazione" non si è mai sopito. Già dal Quinto Secolo, con la sua accettazione da parte della Chiesa di libro divinamente ispirato, ha mantenuto vivo il suo fascino sui fedeli. Tutto ciò è confermato dal favore che ha goduto presso le gerarchie cattoliche, le quali hanno utilizzato i temi apocalittici a scopo esemplare nelle letture liturgiche e come ammaestramento per i fedeli: i quattro cavalieri che spargono miserie, dolori e terrore sull'umanità, le due bestie, la grande Babilonia e tante altre suggestive immagini ricavate dal racconto attribuito a Giovanni, utili per mantenere vivo il finale destino dell'uomo: il Giudizio Divino.

D - Ma quale la sua attualità?

R - Mi è sembrato di non poco conto storicizzare, riportandola nella sua cornice originaria, politica e religiosa, l'Apocalisse e tornare a parlarne alla fine del vecchio e all'inizio del nuovo millenni. Certo non sono il primo a proporre un'operazione di questo genere, altri lo hanno fatto, anche se devo sottolineare, che al di fuori della letteratura specialistica non è facile scorgere studi divulgativi attenti al rapporto tra storia e religione.

D - Non crede che la violenza assunta a dogma dal sistema mediatico che ha globalizzato l'informazione abbia fatto sorgere le paure di una catastrofe imminente?

R - Non credo. La tesi che espongo, fondata su una ricerca durata oltre un decennio, è che nel generale ritorno del rimosso, per primo il sentimento religioso, vi sia spazio nella nostra società - pur se industriale e a tecnologia avanzata - per una tensione apocalittica, in cui le sette salvifico-messianiche sono, per così dire, la punta emergente della teologia ufficiale, anche se si tratta di un sentimento diverso da quello che animò le prime comunità di cristiani.

D - Non le sembra che la sua tesi necessita di una poderosa impalcatura di parole per sostenersi?

R - La sua è una domanda che dovrei considerare poco cortese, ma propendo in ogni caso per la provocazione… se lei ha letto il libro, come credo, avrà senz'altro visto che le notazioni sono ampie e tutte riportate a piè di pagine per offrire subito al lettore la possibilità di ulteriori approfondimenti. Credo di non avere posto la parola fine su di un mito come quello dell'Apocalisse, anzi spero di poter sensibilizzare altri studiosi ad occuparsene.

D - Non volevo essere scortese, forse avrei dovuto parlare di impalcatura teorica a sostegno della sua tesi.

R - La prego, nessuna impalcatura teorica: sono uno storico e mi attengo ai fatti e soprattutto alla documentazione che ho raccolto sul tema dell'Apocalisse e dei movimenti religiosi. Ho dovuto scansionare per capitoli il saggio per rendere più chiara l'esposizione della tesi e coinvolgere il lettore alla riflessione e non plagiarlo, così come avviene invece con le opere teoriche.

D - Può sintetizzare la sua opera in poche righe?

R - Giorgio Galli nella sua presentazione lo ha fatto magistralmente. Ma tenterò di sintetizzare al massimo i temi dei dieci capitoli: nel primo illustro le temperie storiche e religiose in cui nacque il "Libro della Rivelazione"; nel secondo, le speranze e i timori della nostra società per le incognite sul nuovo millennio; nel terzo, le paure dell'uomo della strada; nel quarto la fascinazione apocalittica degli intellettuali dopo la rovina delle ideologie; nel quinto, come le fantasie della Rivelazione occupano l'orizzonte culturale e le analisi dei comportamenti, che proseguono nel sesto, dove prendo in esame le ideologie a cui si rifanno gli odierni apocalittici, mentre al tema della destra razzista e della chiesa integralista dedico interamente il settimo e l'ottavo capitolo; nel nono, invece, illustro il successo che le parole d'ordine del fanatismo incontrano nella "Fortezza d'Occidente" di fronte alla minaccia dei popoli di Gog e Magog in marcia dal terzo mondo verso la salvezza. La mia indagine si conclude col decimo capitolo, dedicato alla fortuna che il mito apocalittico sta incontrando nelle cancellerie occidentali dopo il suicidio dell'Orso sovietico.