Il Terzo segreto è svelato!

a grande attenzione prestata dai media alla rivelazione del segreto mariano fatta da papa Wojtyla, non è solo un'ulteriore manifestazione dell'ecatombe della ragione nel XX secolo, come è stato detto da qualche spirito laico sopravvissuto alla caduta delle ideologie. E' qualcosa di peggio.

    La rivelazione del supposto terzo segreto di Fatima non ha importanza solo perché attraverso di essa il papa polacco, rompendo con le prudenze e gli intellettualismi dei suoi predecessori, ha accreditato la veridicità della visione di Lucia dos Santos, pur guardandosi , "per uno scrupolo teologico-canonico", dal dare pubblicamente il suo avallo ad una scrittura che era, e rimane, una "rivelazione privata", incaricando il suo principale collaboratore, il cardinale Sodano, di farlo al posto suo.

   D'altro canto, non si può liquidare il significativo gesto del pontefice, come il canto del cigno di un inguaribile anticomunista, che ha creduto di vedere attuata nel suo pontificato la profezia della Vergine Maria, e dunque compiuto attraverso il suo impegno contro il dragone dell'ateismo quel progetto divino che lo avrebbe salvato -per intermediazione della Madonna - dal proiettile sparatogli dal fascista turco , Alì Agca.

   La decisione di rivelare il segreto è qualcosa di più -come qualche laico ha affermato- della testimonianza del tradizionalismo religioso di Giovanni Paolo II, del suo misticismo medievaleggiante , della sua eccezionale devozione per la Beata Vergine (M è il simbolo che volle nel suo stemma accompagnato dal motto totus tuus). Adorazione che lo avrebbe spinto a rompere, alle soglie del nuovo millennio, in pieno Giubileo, il velo d'omertà che circondava la profezia mariana sin dai tempi di Giovanni XXIII, il papa "buono" del Concilio Vaticano II, che dopo aver letto la rivelazione privata della pastorella scrisse di suo pugno " non do giudizi ". 

   Nell'atto di papa Wojtyla , che pure segna la curva di un suo percorso ideale di restaurazione della primazia pontificia, nonostante le aperture e i mea culpa, vi sono elementi che meritano di essere considerati e che vanno oltre il suo dichiarato anticomunismo e tradizionalismo in materia di fede. Soffermarsi come hanno fatto laici, post comunisti e massoni, sulla crosta dell'oscurantismo, dell'irrazionalismo, dell'antiecumenismo significa vedere solo una parte della posta in gioco. Gli osservatori critici verso la Chiesa cattolica, così come i tradizionalisti hanno finito entrambi per focalizzare la loro attenzione sull'aspetto per così dire politico dell'intera vicenda : gli uni vi hanno visto infatti la riprova di una linea pastorale ligia alla tradizione , fermamente contraria ad ogni "degenerazione" dello spirito del Vaticano secondo- dalla teologia della liberazione alle pretese conciliariste delle Chiese cattoliche più avanzate- ostile a ogni concessione al secolo- dall'aborto agli anticoncezionali, dai gay ai divorziati- ma fiera della scomoda identità della Chiesa di Roma e zelante custode del suo "depositum fidei", racchiuso nei santuari della devozione popolare. Gli altri, i duri e puri difensori della ortodossia, hanno invece interpretato il "coraggioso" gesto del pontefice come l'estrema prova del suo impegno in favore della Vergine Maria, egida della Chiesa e barriera contro i tentativi di annacquare la  missione redentrice in terra del Vaticano, mitigandone la tradizione in un abbraccio mortifero con altre confessioni e concezioni filosofiche e spirituali. Sia per i suoi detrattori ,sia per i suoi sostenitori, Wojtyla ancora una volta appare, nel bene e nel male, l'immagine del campione del cattolicesimo non politically correct, che combatte contro il dragone dell'Apocalisse, identificato - sic et simpliciter- con il comunismo ateo, dopo anni di laissez faire da parte della curia montiniana, quando l'allora segretario di Stato, cardinale Agostino Casaroli, "continuava a considerare i paesi del blocco orientale come partner di un dialogo ancora lungo e bisognoso di pazienza" (cfr. "il Messaggero" 15.5.2000). Un campione che in nome del depositum fidei e della mistica- "che non è mai stato un esercizio estetico per anime belle" (ibidem) - ha lottato per la difesa dell'identità cattolica al pari di un Padre Pio da Pietralcina, altra icona del tradizionalismo romano, il frate che non ebbe timore di entrare in conflitto con lo spirito di riforma del Vaticano secondo, chiedendo una speciale dispensa per poter continuare a celebrare la messa in latino. In entrambi i casi , tuttavia, pur toccando indubbiamente punti centrali della figura dell'attuale pontefice, si resta per così dire al di fuori della cornice che ha spinto il papa a mettere fine , proprio ora, allo snodo epocale del 2000, in pieno giubileo, al mistero del terzo segreto. Perché, vien da chiedersi, tanta attenzione attorno a questa profezia minore ,che si presenta con i crismi di una "rivelazione privata", essendo l'Apocalisse- quella attribuita dalla tradizione all'apostolo Giovanni - l'unica finora ad essere entrata nel canone delle Sacre Scritture?

   Per rispondere a questa domanda si deve risalire al 1960, quando ,secondo la volontà della Madonna consegnata alla dos Santos, anche il terzo segreto del suo messaggio avrebbe dovuto essere rivelato. Come è noto il nuovo pontefice, papa Roncalli, al contrario del suo predecessore Pio XII, fervente anticomunista e sostenitore della veridicità della profezia di Fatima, volle mantenere uno stretto riserbo sulla vicenda ,rifiutandosi di pubblicizzare l'ultimo segreto. 

   Il silenzio imposto da Giovanni XXIII, che in vita non espresse mai un giudizio sul contenuto della visione avuta dai tre pastorelli portoghesi, fu interpretato da alcuni dignitari ecclesiastici conservatori e in quei settori della Chiesa cattolica tradizionalisti , come un segnale di una pericolosa deviazione in atto nel corpo del cattolicesimo che, di lì a poco ,sarebbe stata confermata ai loro occhi dalla svolta del Vaticano Secondo. Ed è proprio nel 1960 che su di un giornale cattolico tedesco, "Der stimme der Glaubens", fu riportata una presunta versione del terzo segreto di Fatima, in cui si parlava di catastrofi con milioni di morti e soprattutto di gravi divisioni all'interno della Chiesa, culminanti con la lotta tra due pontefici. Il supposto terzo segreto divenne, per i suoi contenuti palesemente reazionari, il manifesto degli integralisti cattolici ed in seguito la Magna Charta di tutti i movimenti anticonciliari.

   Nel variegato universo degli oltranzisti tridentini un posto di rilievo è occupato proprio dai movimenti carismatici mariani, come quello fondato da don Stefano Gobbi negli anni '70, con lo scopo di contrastare la diffusione nel cattolicesimo delle idee "progressiste" e di arrestare, con l'arma del rosario, la dissoluzione del depositum fidei , difendendo  il "papa e la gerarchia" dai suo avversari esterni, ma soprattutto interni. Infaticabile viaggiatore e testimone della verità cattolica, sulla falsariga del pontefice itinerante Wojtyla, don Gobbi ha utilizzato a piene mani il presunto terzo segreto di Fatima , indicando addirittura l'anno e il luogo in cui l'anticristo avrebbe preso il sopravvento, cioè il 1998, quando "la massoneria laica aiutata da quella ecclesiastica " riuscirà nel suo intento di "costruire un idolo da mettere al posto di Cristo e della sua Chiesa", obbligando tutti gli abitanti della terra alla sua adorazione (Locuzione del 17 giugno 1989). La predizione del sacerdote marianista, resa possibile da locuzioni interiori dettategli dalla Vergine Maria, che costituiscono per lui una sorta di grimaldello per comprendere la profezia di Fatima insieme alla Rivelazione di Giovanni , pur gettando inquietanti ombre sul Vaticano e sui suoi ministri , ha potuto circolare liberamente in centinaia di migliaia di copie, con il beneplacito di numerosissimi vescovi e di qualche cardinale perché ritenuta conforme ai principi dell'ortodossia.

   Anzi, il favore accordato durante il pontificato di Giovanni Paolo II al culto mariano , non ha solo preparato il terreno per l'incredibile numero di apparizioni e lacrimazioni della Vergine Maria , che hanno punteggiato gli ultimi venti anni del XX secolo, da Medjugorie a Kibeho, fino alla statuina sanguinante della Madonna nella casetta della famiglia Gregori, a Civitavecchia (nel solo 1989, i casi di apparizione della Madonna presi in esame in Vaticano furono circa 600, di cui una buona parte verificatisi in Veneto, cfr. L'ultimo sigillo, p. 187) ma ha, d'altro canto, alimentato un clima di febbrile attenzione attorno alle presunte profezie mariane, generalmente di sventura e ideologicamente conservatrici, dando fiato ai circoli più oltranzisti del cattolicesimo che del terzo segreto di Fatima hanno fatto il loro vessillo, come il movimento fondato da don Stefano Gobbi. 

   In questi ultimi decenni i Fatimisti sono diventati una potente lobby in seno al cattolicesimo integralista, non scismatico. Molto attivi nelle due Americhe, dove è stampata la loro rivista "Fatima crusaders", sono rappresentati da esponenti carismatici della Chiesa di Roma come l'arcivescovo emerito di Lusaka, monsignor Milingo, il quale, in un'intervista rilasciata di recente ad un quotidiano della capitale, ha tranquillamente affermato che Giovanni Paolo II sarebbe stato ostacolato nella sua volontà di rendere pubblico il famigerato terzo segreto da "certi ambienti vaticani succubi del demonio" (cfr. L'ultimo sigillo, p.187). La diffusione di simili idee, specie attraverso la rete della devozione popolare presso i santuari mariani sparsi in Europa e nel mondo, e tramite la propaganda di agguerriti e capillari movimenti carismatici, alla lunga ha tuttavia destato l'apprensione della Congregazione per la dottrina della fede e della curia romana. La spasmodica attesa ,in taluni ambienti ,della rivelazione del terzo segreto, la circolazione di una pretesa rivelazione della profezia portoghese, ora identificata con una catastrofe naturale, ora con un evento bellico, come di recente è accaduto durante la guerra in Kosovo, quando le autorità romane sono scese in campo per richiamare alcuni sacerdoti dall'uso improprio delle parole di Maria (cfr. L'ultimo sigillo, p.201) hanno avuto evidentemente un peso non indifferente nella decisione presa dal pontefice di svelare "finalmente" il terzo segreto di Fatima.

   Mentre nel nostro paese e nelle altre nazioni cattoliche si è dato un grande risalto all'aspetto personale e politico del terzo segreto- Wojtila identificato con il " vescovo vestito di bianco che sarebbe caduto a terra come morto, sotto i colpi di arma da fuoco", il ruolo giocato dalla Chiesa sotto Giovanni Paolo II nella vittoriosa lotta contro il dragone del "comunismo sovietico" e dei suoi satelliti- sulla stampa anglosassone si è invece ironizzato sui pretesi contenuti della profezia . Perché il Vaticano ,hanno domandato i giornalisti dello "Observer" al portavoce Navarro, consapevole del terzo segreto, non incrementò la protezione attorno al pontefice prima del 1981 ?

   La "International Herald Tribune" , dal canto suo, interrogandosi sui reali motivi che hanno spinto il papa a rivelare il terzo segreto ,ha commentato il gesto affermando che questo rientrerebbe nello sforzo del Vaticano mirante a spegnere la speculazione febbrile sul contenuto della profezia, ricerca che avrebbe addirittura oscurato l'importanza spirituale del santuario portoghese per milioni di cattolici. Sempre secondo il prestigioso quotidiano, sarebbero centinaia i siti Web dedicati alla parte conclusiva della profezia di Fatima, generalmente presentati con titoli come "Il terzo segreto rivelato", nei quali sono diffuse rivelazioni riguardanti disastri nucleari, guerre e profonde spaccature in seno alla Chiesa romana cattolica che condurrebbero a papati rivali. Dall' "International Herald Tribune" s'apprende inoltre che i fanatici di Fatima hanno tenuto, in questi ultimi anni, scioperi della fame e che un fatimista avrebbe persino dirottato un aereo per indurre il Vaticano a svelare il segreto. E ancora, che durante la visita del papa al santuario portoghese, nel 1982, un prete fatimista avrebbe cercato armato di coltello di forzare i cordoni delle forze di polizia per raggiungere il papa (cfr." Fatima's third secret overshadows historic beatification of two children", di Mika Palo in ChristianityToday.com, 15.5.2000). Episodi ignorati dai nostri organi di informazione, ma assai importanti per comprendere a fondo la "sorprendente" decisione di rendere nota anche l'ultima parte della profezia. La grande attenzione che le autorità romane hanno posto nell' "inquadrare" esegeticamente la pubblicazione del terzo segreto, sembra andare proprio nella direzione di attenuare la tensione escatologica accumulata dai gruppi oltranzisti, secondo uno schema consolidato che risale ai tempi della repressione dei movimenti millenaristici. Ancora una volta il valore predittivo della profezia è sminuito a favore di una lettura, un tempo si sarebbe detto anagogica o spirituale, secondo la quale i fatti rappresentati sarebbero già accaduti, esattamente come S.Agostino fece con l'Apocalisse attribuita a Giovanni. Scrive Sodano, il cardinale incaricato dal papa di dare il pubblico annuncio: "Il testo costituisce una visione profetica paragonabile a quelle delle Sacre Scritture, che non descrive in senso fotografico i dettagli degli avvenimenti futuri, ma sintetizza e condensa su un medesimo sfondo fatti che si distendono nel tempo in una durata non precisata". "Di conseguenza" - aggiunge Sodano- "la chiave di lettura del testo non può che essere di carattere simbolico". A circoscrivere ulteriormente la portata predittiva del terzo segreto contribuisce la chiosa del cardinale che identifica la simbologia di Fatima non già con catastrofi prossime venture, ma con il terribile scontro che la Chiesa romana ha dovuto sostenere nel corso del XX secolo contro il comunismo, "incarnazione del drago dell'Apocalisse"( cfr. "Il Messaggero" 14.5.2000). Depotenziamento del significato profetico a cui tuttavia fa da pendant l'apprezzamento del cardinale per il valore morale della "rivelazione privata", perché sebbene le vicende a cui si fa riferimento appartengono al passato la "chiamata della madonna alla conversione e alla penitenza pronunciata all'inizio del XX secolo conserva ancora oggi una sua stimolante attualità" (cfr. "Liberazione" 14.5.2000). In tal modo, il Vaticano sembrerebbe aver avuto ragione dei fanatici di Fatima, ponendosi al riparo dall'uso improprio che della profezia potrebbero farne facinorosi "apocalittici" in questi calamitosi tempi, salvaguardando ,nello stesso tempo, il depositum fidei rappresentato dalla venerazione della Madonna di Fatima. E che questo sia l'obiettivo di fondo della pubblicazione del cosiddetto terzo segreto, come affermato dalla stampa anglosassone, pare trovare conferma nel fatto che questa verrà affidata alla Congregazione per la Dottrina della Fede, cioè all'ex Sant'Uffizio, con un commento dello stesso dicastero presieduto da Ratzinger.

   Scampato pericolo, verrebbe dunque da dire, eppure come è già accaduto in passato, il tentativo di serbare il valore edificante delle profezie di sventura eliminandone però il contenuto predittivo, potrebbe rivelarsi efficace solo a metà, soprattutto in tempi di crescente insicurezza e di crisi della ragione. Fanatici dello scontro frontale con le forze dell'anticristo, annidate nella Santa Sede, potrebbero trarre sempre ulteriori suggestioni da future emergenze nel nuovo ordine mondiale, facendosi beffe delle chiose di monsignor Sodano e dei commenti di Ratzinger.Evocato il fantasma del misticismo e della superstizione, dell'oscurantismo medievaleggiante, il richiamo alla ragione potrebbe non sortire l'effetto sperato, e già non mancano segnali in questa direzione: don Gabriele Amorth, religioso paolino, studioso del mistero di Fatima ed esorcista, è perplesso sulla possibilità che il terzo segreto sia pubblicato integralmente. "Resto interdetto"- ha affermato l'esorcista- "pensando a certi fatti che non sono stati preannunciati sabato 13 maggio a Fatima e che invece erano stati annunciati in quella parte di segreto che era stata subito rivelata".

    Inoltre - aggiunge Amorth- intendere superata la profezia, ritenendo compiuto tutto quanto in essa è predetto, non è corretto , dal momento che "non tutte le richieste della Madonna sono state realizzate.

   La consacrazione della Russia è stata fatta ma la sua conversione non è ancora avvenuta, anche se c'è stato un cambiamento". E poi -conclude Amorth- la minaccia di immani catastrofi, adombrata a sua detta nella profezia, non verrà meno se non si compirà la completa conversione del genere umano, naturalmente alla fede cattolica (cfr. "Il Messaggero" 15.5. 2000). Anche per Padre Laurentin, teologo francese, considerato il più grande mariologo vivente, sebbene al terzo segreto si siano attribuite "valenze un poco esagerate", il significato della profezia non si esaurisce nella descrizione dello scontro tra Chiesa cattolica e regimi atei marxisti, al contrario egli ritiene sulla scorta di quanto confidatogli dal vescovo di Leira e di Fatima, che quanto trascritto da Lucia ,in dialetto portoghese, debba ancora in parte attuarsi. Per il teologo non v'è dubbio che per la Chiesa ed il mondo intero si annunciano tempi bui, e che uno dei segni delle prossime sciagure sarà "la crisi della fede" che "sconvolgerà le grandi nazioni cattoliche"(cfr. "Il Messaggero" 14.5.2000).Insomma,  nonostante le assicurazioni di scampato pericolo che ci giungono dall'alto, la minaccia rappresentata dai fanatici dell'Apocalisse rimane .. Comunque vadano le cose, è certo che ,anche dopo la pubblicazione del terzo segreto, i Fatimisti non rinunceranno alle loro profezie di sventura, i cui segni premonitori non tarderanno ad apparire sull'orizzonte dell'inquieta società globale del XXI secolo.

                                                                                    Paolo Portone